Intervista SEO: Alberto Pozzi.
Partiamo dall’inizio. Quando e dove sei nato? In che città vivi oggi? Introduci Alberto Pozzi in 2-3 righe.
Sono nato a Lissone (dove tuttora risiedo) nei primi anni ’60; superata una certa soglia sono come le donne, e non dico più esattamente la mia età 😀 – Dopo la laurea in Scienze dell’Informazione a Milano nel 1988, mi sono occupato subito di consulenza digitale. Con l’avvento di Internet me ne sono occupato subito professionalmente; così oggi fanno +30 anni di consulenza digitale, e 24 anni di comunicazione digitale.
Qual è l’ultimo titolo di studio che hai conseguito? Pensi che ti abbia aiutato nel tuo lavoro di consulente SEO? Perché?
Durante i corsi universitari di Scienze dell’Informazione si approfondiscono temi teorici anche molto complessi, che dubiti ti potranno mai essere utili nella vita. Grazie a quegli studi sono stato invece sorpreso, molti anni dopo, a scoprire che padroneggiavo con scioltezza concetti di statistica come “la coda lunga” (tipico del SEO contemporaneo) , gli algoritmi base di Quicksort e i “problemi NP-completi”. È stato cioè molto importante negli anni di università comprendere approfonditamente i danni che puoi fare programmando male (anzi malissimo) elaborazioni su grandi mole di dati.
Questi concetti non mi sono serviti direttamente nel SEO (ovvero non ho programmato io direttamente un pezzo dell’algoritmo di indicizzazione di Google), bensì mi hanno fatto comprendere rapidamente e chiaramente diversi concetti SEO, indirizzandomi spesso verso le scelte più corrette.
Quando hai cominciato ad occuparti di SEO? Ma soprattutto come hai imparato? Qualche consiglio per le nuove leve?
Lavoravo già per una delle web agency più in vista in Italia, la Matrix di Paolo Ainio, quella di Virgilio.it. Per la mia esperienza SEO, galeotto fu un incidente di calcetto aziendale nel 2002, che mi costrinse fermo un mese a casa. Obbligato a stare fermo a casa con la caviglia ingessata, ne approfittai per acquistare da Amazon e studiare 2-3 libri di SEO e usabilità. Quelle letture furono illuminanti. Mi diedero un’impostazione molto solida che, non faccio fatica ad ammetterlo, è perfettamente valida a tutt’oggi. Al ritorno al lavoro, ebbi la possibilità di sperimentare direttamente le soluzioni, e vederle funzionare con estrema chiarezza. Organizzai subito una serie di corsi interni per i miei colleghi html-isti che fino ad allora sostenevano “il logo in alto a sinistra mettiamolo in H1″. A quel punto per ogni sito web che usciva dall’agenzia mi veniva chiesto un parere, un consiglio un suggerimento, e in poco tempo sono cresciuto molto.
Per imparare e crescere nel SEO a mio parere oggi è fondamentale 1. Studiare ottimi testi (e devo dire che su questo i testi anglosassoni ancora oggi non si battono, quindi cercate su Amazon testi di autori USA) e 2. sperimentare su progetti propri. Realizzate due o tre siti autonomamente sui temi che vi piacciono di più: su dove andate in vacanza, su un vino che vi piace particolarmente, su qualsiasi cosa sia la vostra passione, e usateli come campo di prova per il SEO. Provate, cambiate, sperimentate, misurate. È vero che il SEO richiede tempi lunghi, ma le basi si imparano in poche settimane.
Cosa ne pensi di Alphabet come azienda e Google come servizio? Li ritieni più amici o nemici delle imprese?
Ho un po’ la sensazione che si riproponga oggi un tema molto popolare negli sviluppatori anni ’80 e ’90 : Microsoft e Windows sono “la morte del digitale” e della concorrenza tra le aziende, oppure sono il futuro e un’incredibile opportunità? Chi ha voglia si rilegga “Microservi” (1995) di Douglas Coupland proprio su questo punto. Su Alphabet non saprei cosa dire, perché non riesco a seguire in particolare le vicende finanziarie dei vari contenitori di investimenti o meno. Su Google come servizio mi pare che gli aspetti positivi, o che hanno comunque favorito l’evoluzione di quasi tutti gli aspetti della nostra vita, siano incontestabili. A mio parere le aziende (soprattutto quelle italiane) ad oggi hanno applicato solamente una frazione delle potenzialità e dei servizi a disposizione. Vedo in Italia un ritardo di almeno 10-15 anni rispetto alla realtà dei servizi a disposizione. Per esempio, a tutt’oggi mi capita frequentemente di ascoltare diversi clienti che si dilungano nel cercare di convincermi che “essere posizionati su Google per loro non porta alcun vantaggio”, perché “vivono del passaparola”, o perché “sono nel mercato del lusso”, e i “ricchi non cercano su Google”. C’è un problema culturale, prima che tecnologico.
Certo, Google è una potenza indisturbata e ciò che fa non è solo beneficenza. Ma credo, in definitiva, che sia tollerabile la presenza di un minimo di temi problematici, a fronte degli enormi passi avanti che Google ha consentito negli ultimi 2 decenni a aziende , privati, famiglie, scuole, etc. I classici temi problematici addebitabili a Google di intrusione privacy, concorrenza, dominanza del mercato, uso eccessivamente spigliato di AI, mi appaiono tutto sommato gestibili in confronto alle potenzialità che consentono.
Come vedi Google fra 10 anni? In cosa pensi che cambierà?
Mi avessi fatto questa domanda 3 mesi fa, prima del “corona”, avrei risposto diversamente. Quanto è accaduto in questi primi mesi del 2020 condizionerà molto i prossimi anni anche dal punto di vista delle direzioni di innovazione. Ci sarà maggiore attenzione a sviluppare soluzioni avanzate specifiche per le persone, per le loro interazioni, spostamenti, esigenze, ricerche, studi, attività, mirando a prevenire i danni di un’altra pandemia. Un campo che per Google è una manna. Mettere a disposizione nuovi strumenti per interagire digitalmente con gli altri, prevenire, selezionare, comunicare, comprare, divertirsi, studiare, lavorare, diventerà largamente legittimato da quanto abbiamo passato in questi mesi.
Altre futuribilità: partendo dalle necessità delle blockchain (ora forse un pochino ridimensionate nella loro portata innovativa rispetto a un anno fa), molti ricercatori e operatori hanno in agenda la definizione di un nuovo “internet”, ovvero un nuovo modello di connessioni digitali molto più rapido e potente dell’attuale. Ecco, se dovessi scommettere, vincerei facile dicendo che il futuro di Google è nella “ricerca vocale” e nel “SEO naturale”, ma vincerei poco. Per vincere tanto, scommetterei entro i prossimi 10 anni sul lancio di un nuovo modello di rete digitale che renda obsoleto il World Wide Web, che se ci pensate ha +50 anni , ovvero un’eternità per questo settore. E Google mi pare l’interlocutore più accreditato per pensarlo, realizzarlo e proporlo.
Secondo te qual è il principale fattore di ranking su Google?
La popolarità, intesa come quantità e qualità di inbound link. Dicendolo con un proverbio lombardo, tira più un paio di link giusti che pubblicare dieci post ottimizzati. Ho un cliente molto complicato, del tutto ostile alle buone prassi del SEO, che non aggiorna il sito da mesi, ha pagine pesanti con sole immagini, che tiene testi corti e non ottimizzati, un incubo SEO. Ebbene, questo mese le pagine di questo sito hanno migliorato il proprio posizionamento medio grazie a +7 link spontanei, ottenuti da magazine online di buona qualità, che hanno linkato il sito. Google premia davvero tanto i link inbound. Potresti impostare una strategia SEO solo sui link esterni, disinteressandoti di cosa scrivi nel sito.
Quali sono i primi 3 SEO italiani che ti vengono in mente? Perché ti sono venuti in mente proprio loro e non altri?
Seguo con attenzione Francesco Margherita e il suo interessantissimo gruppo Facebook “Fatti di SEO”; frequentando questo gruppo ho maturato grande rispetto per Amin El Fadil che mi pare il più esperto in circolazione. Ho imparato anche molto da Tullio Grilli, SEO manager di Italiaonline, ai tempi di Matrix.
Altra domanda a bruciapelo. Quali sono i primi 3 software che ti vengono in mente per fare SEO? Li consiglieresti?
Se parliamo di software strettamente installabili / applicazioni, consiglierei Screaming Frog , Traffic Travis e l’app per smartphone SeoCheck. Se parliamo di piattaforme online, sono molto banale e consiglio SemRush, SeoZoom e Moz OpenSite Explorer.
Yoast SEO. Usi questo plugin di WordPress? La versione premium – magari coi 4 addon – vale la spesa? Credi che ci sia un plugin migliore oppure che sia meglio non usarne?
No, non uso Yoast, e uso invece All-In-One Seo . Credo che sia una cosa tipo le squadre di calcio, che da bambino decidi di tifare una squadra, anche magari in maniera irragionevole, ma ci rimani affezionato perché poi alla fine la conosci così bene che decidi di non cambiare più. Battute a parte, conosco poco Yoast, ma non sono particolarmente favorevole a spingere sul lato tecnologico / automatico del SEO. Punto più alla qualità del contenuto e al numero di link, come dicevo prima. E in questo senso tendo a diffidare sempre un po’ da plugin particolarmente sofisticati.
Convinci il pubblico. Perché dovrebbero fissare una consulenza SEO? Che benefici potrebbero trarne?
Fare SEO è come trovare la fidanzata. Se vuoi attirare l’attenzione delle ragazze più belle, inizia curando il tuo aspetto tutti i giorni, mettendo a posto casa in modo che, se la inviti, si trovi a proprio agio; impara le buone maniere, a parlare di temi interessanti in un linguaggio che capisce, a vestirti con un tuo stile, e a frequentare i posti giusti. E soprattutto, non accelerare troppo la call-to-action principale, falle vivere una buona esperienza nel tuo “sito”, e la call-to-action principale arriverà da sola.
Qualsiasi business necessita di tante “fidanzate”. Una consulenza SEO ti aiuta a attirare quelle giuste.