Intervista SEO: Alessandro Giagnoli.

Alessandro Giagnoli
Alessandro Giagnoli / Consulente SEO di Roma

Partiamo dall’inizio. Quando e dove sei nato? In che città vivi oggi? Introduci Alessandro Giagnoli in 2-3 righe.

Sono nato nel 1975 a Roma, dove tutt’ora vivo. Sono sposato e ho quattro startup (i miei figli).

Qual è l’ultimo titolo di studio che hai conseguito? Pensi che ti abbia aiutato nel tuo lavoro di consulente SEO? Perché?

Sono un perito informatico, quasi iscritto a Scienze della Comunicazione. Nel senso che provai ad iscrivermi (pagando anche il dovuto per gli esami di ammissione, per via del numero chiuso) e poi lasciai perdere. Nonostante questo, mi sono trovato a fare da relatore in alcune Università. Non ritengo che mi abbia aiutato in qualcosa la formazione scolastica, è stato molto più importante aver avuto la fortuna di avere professori davvero illuminati. Ricordo ancora, con stima e affetto, il professore di Sistemi da cui ho imparato uno dei fondamentali della SEO: “Dipende”.

Quando hai cominciato ad occuparti di SEO? Ma soprattutto come hai imparato? Qualche consiglio per le nuove leve?

Ho iniziato nel 1998, più o meno, con il domaining (quando registrare un dominio era più complicato che prendere la patente nautica) passando dai fax alle 00.01 di notte al Nic per registrare i domini in scadenza alle prime versioni di WordPress o Joomla. Poi invece di rivenderli nel mercato aftermarket, ho cominciato a svilupparli per creare siti web dove mettere Adsense (primi anni 2000) o vendere prodotti che acquistavo in stock su eBay. Ho cominciato a informarmi su Forum italiani e blog (dal Forum di HTML a quello di Giorgio Tave) dove incontravo persone fuori dal comune, che ora mi piace pensare che siano in qualche chalet svizzero o nella loro villa sulla spiaggia caraibica, per quanta roba riuscivano a capire e fare. (Agoago, Keruak3001 per citare due nick).

Cosa ne pensi di Alphabet come azienda e Google come servizio? Li ritieni più amici o nemici delle imprese?

Penso che Alphabet e Google, siano un’azienda che fa del profitto il proprio obiettivo, esattamente come tutte le aziende. Il mio giudizio è abbastanza neutro. Hanno creato degli strumenti che sono diventati l’ecosistema intorno alle persone ( Android, Discover, Email, Chromecast, Google Home, Nest, ecc.), quello che avanza o che non monetizzano direttamente, lo lasciano ad altre aziende.

Come vedi Google fra 10 anni? In cosa pensi che cambierà?

Tra dieci anni, non sono neanche sicuro che ci sarò io, figurati Google. Possono accadere centinaia di diverse combinazioni di eventi che possono farlo sparire o renderlo padrone dell’Unione Mondiale degli Stati. Se dovessi fare una previsione, vedendo solo quello che è intuibile oggi, credo che diventerà un ecosistema con una forte capacità predittiva, le query saranno comportamentali e non ci sarà neanche bisogno di cercarle. Un esempio: sono finiti i biscotti della marca preferita dei miei figli e Google lo saprà prima di me e mi farà trovare il pacco la mattina davanti la porta di casa. Se ci pensi, su Discover non effettuiamo ricerche, è direttamente Google che ci dice quale bisogno informativo soddisfare.

Secondo te qual è il principale fattore di ranking su Google?

Una volta ti avrei detto solo i link, poi forse ti avrei detto il contenuto, oggi ti potrei rispondere con l’identità forte di un sito. Per identità intento un mix di tutte queste cose, ma con un forte peso sulla propria identità. (per identità intendo la conoscenza del brand da parte degli utenti, il modo di rendersi unici e affini ai propri lettori/utenti).

Quali sono i primi 3 SEO italiani che ti vengono in mente? Perché ti sono venuti in mente proprio loro e non altri?

Prima ho citato due veri personaggi dei forum anni 2000, ma se devo fare qualche nome, me ne vengono in mente diversi. Penso a Enrico Madrigrano perchè sotto certi aspetti è stato il precursore di molte dinamiche attuali. Penso a Piersante Panaghel a cui devo un approccio quasi olistico alla Seo. Ma da tempo credo che i migliori SEO più fighi di tutti, non li conosca nessuno. Ti spiego. Da quando la SEO si è contaminata – giustamente eh, mica lo dico come critica – con il Web Marketing, la bravura di un seo si è spostata dai risultati alla visibilità personale. Il miglior seo, secondo me, è quello che può fare due cose: palate di soldi con clienti top, palate di soldi con progetti personali (magari sconfinando nell’affiliate marketing o nell’advertising). Ma difficilmente penso che la potenzialità di un SEO Top sfoci in eventi o abbia tempo e voglia di curare poi la sua Brand Identity. Forse sono un romantico.

Altra domanda a bruciapelo. Quali sono i primi 3 software che ti vengono in mente per fare SEO? Li consiglieresti?

Il primo di tutti è gratis e non è Google Search Console, ma il buon senso. Poi direi che arriva Google Search Console e un buon tracker dei backlink.

Yoast SEO. Usi questo plugin di WordPress? La versione premium – magari coi 4 addon – vale la spesa? Credi che ci sia un plugin migliore oppure che sia meglio non usarne?

I primi anni, sui siti in WordPress usavo All in One Seo, poi sono passato a Yoast in tutte le versioni, dalla free alla premium e all’attuale abbonamento annuale. Lavorando principalmente con tetate online, avere un plugin che mi agevolasse alcuni aspetti come la Sitemap per Google News o la canonicizzazione delle URL utili all’occorrenza, Yoast fa il suo discreto lavoro. Non sono un fan accanito però, infatti sto cercando valide alternative, perchè ultimamente qualcosa non sta andando come dovrebbe in casa Yoast.

Convinci il pubblico. Perché dovrebbero fissare una consulenza SEO? Che benefici potrebbero trarne?

Oggi non prendo più collaborazioni, quindi direi che posso evitare di convincere un’azienda a scegliermi. Il tempo disponibile lo dedico agli editori di Moving Up (concessionaria pubblicitaria de IlFattoQuotidiano.it, MilanoFinanza.it, ecc. ecc.) e alcuni editori che seguo direttamente, ad esempio oggi sono l’Head of Digital per IlFoglio.it, o Digital Advisor per altre realtà editoriali. Più che una collaborazione, con alcune di esse, si tratta di vere partnership con percentuali sull’utile.

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