Intervista SEO: Chiara Storti.
Partiamo dall’inizio. Quando e dove sei nata? In che città vivi oggi? Introduci Chiara Storti in 2-3 righe.
C’era una volta, in un paesino lontano lontano, tra le prealpi venete, una bimbetta…
Eh si, sono nata a Valdagno, vicino al paese dove vivo adesso, Recoaro Terme.
Recoaro è per me il paesello delle meraviglie: un gioiellino incastonato tra le montagne, poco trafficato, un po’ complicato, ma bellissimo.
Mi chiamo Chiara (Francesca) Storti, e ti lascio il Francesca tra parentesi perché lo usano in pochi, e lo uso poco anche io, dato che ormai sono presente sulla rete come chiarastorti da qualche annetto.
Qual è l’ultimo titolo di studio che hai conseguito? Pensi che ti abbia aiutato nel tuo lavoro di consulente SEO? Perché?
Qui entriamo in un ambito arzigogolato: diciamo che ho finito il liceo scientifico e poi ho fatto qualche anno di medicina e chirurgia… qualcuno dirà “ma cosa c’azzecca?” e la risposta è “niente!” 🙂
Però io sono convinta che qualsiasi studio, con o senza titolo conseguito, permette di acquisire conoscenza, di tenere la mente allenata, aperta, curiosa. Il mio lavoro di consulente risulta agevolato dalla capacità di spaziare su più ambiti, dalla voglia di apprendere sempre qualcosa di nuovo.
La SEO, ma tutto il web marketing volendo, è un ambito in costante e continua evoluzione, e non si finisce mai di studiare e di imparare.
Quando hai cominciato ad occuparti di SEO? Ma soprattutto come hai imparato? Qualche consiglio per le nuove leve?
Io mi ritengo fortunata perché ho iniziato da parecchi anni, lavoravo in ambito web nel periodo di lycos, altavista, yahoo… e google chi è? Ho potuto assistere all’evoluzione del web e ho potuto veicolare la mia attenzione progressivamente sugli ambiti che più mi piacevano, la SEO e l’advertising, in modo molto graduale e con una base già costruita dal lavoro come sviluppatore web.
Oggigiorno è più complesso: è importante costruire una base, su cui sviluppare la propria professionalità, che sia già orientata in un ambito specifico. Le nuove leve, da mia esperienza, spesso non sanno cosa vogliono fare e cosa gli piacerebbe fare. C’è chi parla della SEO più per fascino che per propensione, così come parlano di social o di advertising, ma senza una visione chiara complessiva.
Io consiglierei di fare prima una full immersion nelle strategie di web marketing, per comprendere come i professionisti lavorano nei vari ambiti e scoprire quindi quello a cui aspirano veramente.
Cosa ne pensi di Alphabet come azienda e Google come servizio? Li ritieni più amici o nemici delle imprese?
Penso siano entrambi dei colossi, ma non li definire amici o nemici, li definirei piuttosto strumenti interessanti e utili, se usati bene.
Un po’ come un martello: se devo piantare un chiodo mi servono un chiodo e il martello. Google è il martello, se lo uso bene, è un amico, se mi pesto un dito, diventa un nemico.
Come vedi Google fra 10 anni? In cosa pensi che cambierà?
Ci sarà ancora Google tra 10 anni? Forse si, forse no. Quando ho iniziato non c’era, e nessuno si sarebbe immaginato che ad oggi sarebbe quello che effettivamente è diventato.
Penso che se seguirà la stessa linea di sviluppo attuale, si evolverà di pari passi alle necessità della popolazione e dell’interconnessione tra persone, non so nemmeno io se parlare di web.
Secondo te qual è il principale fattore di ranking su Google?
La qualità e la sincerità.
Si, ok, parlo di un fattore che in realtà non è un fattore, perché qualità e sincerità sono un insieme di elementi e fattori, ma restano per me il punto chiave: se offro qualcosa di utile, di interessante, di qualità, di vero e autentico, allora ciò che offro sarà probabilmente una risorsa che merita un buon posizionamento.
Se vendo chiodi, posso parlare anche di martelli. Se vendo noci di cocco, no.
Titolo o non titolo, descrizione o non descrizione, sito con tanto o poco testo… tutto l’insieme o è di qualità o è fuffa… o tutte le vie di mezzo tra la 10a e la 89a posizione.
Quali sono i primi 3 SEO italiani che ti vengono in mente? Perché ti sono venuti in mente proprio loro e non altri?
Giorgio Tave, Enrico Altavilla, Cesarino Morellato.
Perché con loro e grazie a loro ho iniziato a specializzarmi nell’ambito dell’ottimizzazione e dell’analisi, che io vedo sempre di pari passo all’ottimizzazione. Li ritengo sempre un passo avanti nelle anticipazioni, nella logica, nello studio e nella divulgazione della SEO. Perché non parlano solo di teoria, ma, da sempre, hanno dimostrato con la pratica la loro grande professionalità e competenza.
Altra domanda a bruciapelo. Quali sono i primi 3 software che ti vengono in mente per fare SEO? Li consiglieresti?
Il cervello è un software con hardware incorporato… o meglio, viceversa, ed è fondamentale. Senza quello nessun altro software ha senso di essere utilizzato.
Per fare SEO io uso principalmente 6 strumenti e software. Fondamentali quelli di analisi, perché è quella la base su cui poi lavorare attivamente e con cui lavorare con costanza a mantenimento e miglioramento. Consiglio: semrush, seozoom, ahref. Perché ne ho messi due simili? Perché a me piace sempre sentire e confrontare più di una campana.
Yoast SEO. Usi questo plugin di WordPress? La versione premium – magari coi 4 addon – vale la spesa? Credi che ci sia un plugin migliore oppure che sia meglio non usarne?
Solitamente non parlo di plugin, di componenti o simili per i CMS, perché sono solo degli eventuali facilitatori.
Fase SEO non significa installare e configurare un plugin.
Se prendiamo l’esempio del martello, il plugin non è né il martello né il chiodo, può essere la pinza reggichiodo, che mi aiuta a piantare il chiodo senza pestarmi un dito, ma non è un elemento essenziale.
Convinci il pubblico. Perché dovrebbero fissare una consulenza SEO? Che benefici potrebbero trarne?
Usare un martello invece di una noce di cocco per piantare un chiodo è la scelta più intelligente.
Una consulenza SEO permette di: analizzare la situazione attuale (che spesso non è così trasparente e nota come sembrerebbe), analizzare gli obiettivi sul medio e lungo termine (che talvolta non sono definiti e non sono misurati o monitorati), sviluppare una strategia efficace che permetta di scegliere quanti chiodi ci sono da piantare, dove piantarli, se tutti assieme o un po’ alla volta, che martello usare e quante pinze reggichiodo servono!
I benefici? Non sprecare energie, tempo e denaro in soluzioni estemporanee, talvolta inconcludenti.