Intervista SEO: Marco Angelucci.
Partiamo dall’inizio. Quando e dove sei nato? In che città vivi oggi? Introduci Marco Angelucci in 2-3 righe.
Classe ’74. Sono nato e continuo ad abitare in provincia di Bologna. Ho scelto la campagna, perché l’aria pulita e l’assenza di rumori non naturali mi mantiene di buon umore, inoltre non ho bisogno di discipline orientali per mantenere la concentrazione.
Qual è l’ultimo titolo di studio che hai conseguito? Pensi che ti abbia aiutato nel tuo lavoro di consulente SEO? Perché?
Laurea in Giurisprudenza, ramo Informatica Giuridica. Normalmente divoro libri, articoli, romanzi e saggi: conoscere altre esperienze, culture e stili di vita mi aiuta a vivere meglio. Ma niente di tutto questo, ovviamente, mi ha aiutato nella SEO… Ogni progetto ha un suo percorso, obiettivi, utenti e bot da soddisfare: la comprensione comincia quando trovi le chiavi adatte per unire insieme, attraverso un unico filo semantico, contenuti, link e pubblico.
Quando hai cominciato ad occuparti di SEO? Ma soprattutto come hai imparato? Qualche consiglio per le nuove leve?
Nel 1999, quando Google era ancora in fasce. Non c’erano ancora libri, ma le SERP erano chiare e trasparenti come un’oasi tropicale. Poi è arrivata la “civilizzazione”: ho perso la memoria per una cronologia esatta, ma il primo aggiornamento che ha spezzato le mie ali è stato Caffeine. Quando si sono manifestati il Panda, poi il Pinguino e tutto il successivo giardino zoologico avevo già i muscoli pronti e la mia attività di SEO Specialist ha cominciato a decollare. Mi sono sempre piaciuti gli sport multidisciplinari e, contrariamente al mantra della super-specializzazione, mi ha aiutato l’esperienza che con il tempo ho acquisito nel campo del design e dello sviluppo. Il mondo dal quale provenivo era quello del giornalismo: questo effettivamente mi aiutato moltissimo a separare le informazioni utili dagli scarti pubblicitari.
Cosa ne pensi di Alphabet come azienda e Google come servizio? Li ritieni più amici o nemici delle imprese?
Alphabet, insieme a Facebook, Apple, Microsoft, etc. etc. sono colossi e potenze finanziarie. Alcuni vecchi amici dei centri sociali li definiscono gli alfieri del capitalismo della sorveglianza: questo in parte è vero, ma in realtà sono solo strumenti e non fini in sé stessi. Hanno trasformato il mondo in quanto tale e non solo quello dell’imprenditoria: saranno molto probabilmente gli attori che usciranno più forti (se ne usciremo) da questa pandemia globale e discriminarli, per ritornare al medioevo della società dell’informazione, non mi sembra molto produttivo. Sono esattamente come un coltello: può servire per tagliare carne, frutta e verdura per alimentarci come per uccidere: basta tenerlo dalla parte corretta e utilizzarlo in modo intelligente.
Come vedi Google fra 10 anni? In cosa pensi che cambierà?
Il futuro di Google è già presente: si chiama computer quantistico, ma come tutte le avanguardie della ricerca impiegherà più o meno un decennio per diffondersi come un pc o un dispositivo mobile (il processo si chiama trasferimento tecnologico). Un computer senza i limiti del linguaggio digitale potrebbe rivoluzionare il machine learning, l’intelligenza artificiale e sicuramente la robotica: ma sarà ancora niente rispetto alle reti neurali di un cervello umano.
Secondo te qual è il principale fattore di ranking su Google?
A parità di qualità nei contenuti e nell’architettura delle informazioni, gli unici fattori di ranking che permettono di competere sulle SERP sono i link di qualità, interni ed esterni, e costruiti seguendo un filo di significati condivisi, appunto semantico… Esattamente, più o meno, come 20 anni fa o giù di lì: esattamente come messo nero su bianco nella tesi di laurea del duo Page/Brinn. Chi sostiene il contrario non sa cosa dice o forse non ha mai passato una vita a sperimentare metodi alternativi…
Quali sono i primi 3 SEO italiani che ti vengono in mente? Perché ti sono venuti in mente proprio loro e non altri?
Francesco Margherita, indubbiamente: per l’aplomb, l’utilità di ciò che scrive e la modestia (qualità assolutamente scarsa nel panorama). Poi Jacopo Matteuzzi, per partigianeria localistica e perché è stato tra i primi a diffondere il verbo. Il terzo non saprei, potrei lasciare vuoto il gradino più basso del podio oppure metterci tutti quei consulenti che lavorano ogni giorno, con tenacia e costanza, lontani dai grandi eventi folcloristici e “misuracazzo” (anche se ultimamente questa mania non è solo maschile).
Altra domanda a bruciapelo. Quali sono i primi 3 software che ti vengono in mente per fare SEO? Li consiglieresti?
Uso raramente software automatici, se non per misurare performance e confrontare dati acquisiti discutendo con i clienti e i loro stakeholder. Per questo motivo ti cito solo Google Analytics, Search Console e lo strumento per le parole chiave di Google Ads.
Yoast SEO. Usi questo plugin di WordPress? La versione premium – magari coi 4 addon – vale la spesa? Credi che ci sia un plugin migliore oppure che sia meglio non usarne?
Utilizzo solo la versione free di Yoast, più che altro per l’analisi di leggibilità. Ho imparato a usare, proprio grazie a Francesco, Google Translate, purtroppo l’app di Google più screditata e sottovalutata anche se è l’unico strumento che ci permette di capire come i bot “capiscono” la nostra lingua. I plugin migliori di WP, proprio per i limiti e se vogliamo i difetti congeniti di questa piattaforma, sono solo quelli che permettono di ottimizzare la velocità di caricamento di una risorsa.
Convinci il pubblico. Perché dovrebbero fissare una consulenza SEO? Che benefici potrebbero trarne?
Ecco vedi, questo è il mio punto debole: nonostante il mio lavoro sia quello di vendere nel modo migliore i servizi e i prodotti dei miei clienti, non sono mai stato una rockstar nella vendita della mia attività. I clienti soddisfatti sono i miei unici ambasciatori, chiedete a loro perché potrebbe avere un senso fissare una consulenza con il sottoscritto…