Intervista SEO: Marco Bonomo.
Partiamo dall’inizio. Quando e dove sei nato? In che città vivi oggi? Introduci Marco Bonomo in 2-3 righe.
Sono nato a Verona il 19 Dicembre 1980. A Giugno 2012 ho preso la decisione di lasciare il paese per tentare fortuna all’estero, scelta che si è rivelata molto azzeccata sia dal punto di vista personale che della carriera. Dal 2018 ho acquisito la cittadinanza britannica ed attraverso il mio lavoro di consulenza, conferenze ed articoli su blog internazionali (Search Engine Land e Search Engine Watch) sono riuscito a costruirmi una reputazione nel mondo della SEO nel Regno Unito.
Qual è l’ultimo titolo di studio che hai conseguito? Pensi che ti abbia aiutato nel tuo lavoro di consulente SEO? Perché?
Sono laureato in Scienze dell’Educazione con un indirizzo di formazione per adulti. Diciamo che il titolo di studio non ha aiutato molto, però c’è da dire che la passione per la SEO e l’iniziativa personale sono elementi che hanno davvero fatto la differenza.
Quando hai cominciato ad occuparti di SEO? Ma soprattutto come hai imparato? Qualche consiglio per le nuove leve?
Ho iniziato ad occuparmi della SEO nel 2015 spinto dal desiderio di aprire una mia attività online. Senza sapere un granchè di digital marketing o di come gestire un business mi sono lanciato nell’aprire una attività di CV writing services, adattando il CV di italiani interessati ad entrare nel mercato del lavoro inglese. Con poche conoscenze ho costruito i miei primi siti su WorPress, imparando dalla concorrenza e da (innumerevoli) errori. Il mio approccio per chiunque sia interessato ad una carriera nella SEO è “live and learn”, ossia provare e sperimentare finchè una cosa non riesce, anche con progetti personali come un piccolo blog. Certo, si impara molto facendo certificazioni e corsi, ma nessun certificato potrà darti la conoscenza pratica (e perchè no, la soddisfazione!) di rankare un sito partendo da zero. Dal punto di vista tecnico inoltre, è al giorno d’oggi imperativo avere una conoscenza base di HTML, CSS e JavaScript, i tre pilastri che compongono le basi di ogni sito web. Una volta padroneggiati questi, è più che suggeribile addentrarsi nel mondo della Data Science, iniziando a studiare linguaggi come SQL, R o Python.
Cosa ne pensi di Alphabet come azienda e Google come servizio? Li ritieni più amici o nemici delle imprese?
L’industria del digital marketing e soprattutto le piccole e medie aziende devono tantissimo a Google. Solo 10 anni fa sarebbe stato impensabile sviluppare modelli di business stile Ecommerce, che permettono anche a micro aziende di raggiungere una crescita rapida e sostenibile nel lungo periodo. L’altro lato della medaglia è che grandi conglomerati come Alphabet stanno saturando quasi tutte le nicchie, rendendo la competizione davvero difficile.
Come vedi Google fra 10 anni? In cosa pensi che cambierà?
E’ facile pensare che Google sarà market leader anche nel 2030. Il principale competitor nel mondo dei motori di ricerca – Bing – sta di fatto trasformandosi in un servizio più dedicato al lato aziendale, mentre altri search engines (Duck Duck Go, Ecosia) sono distanti anni luce dal raggiungere una quota di mercato rilevante. Dal punto di vista tecnologico e dei prodotti, è facile notare una tendenza di Google nell’introdursi in nicchie di mercato importanti, tra i quali travelling (Google Flights), recruitment (Google for Jobs), cloud computing (Google Cloud), e prevedo che la lista potrà solo che espandersi in futuro.
Dal mio punto di vista, solo la combinazione di due fattori potrà far sì che Google possa perdere lo scettro nei prossimi anni. Questi fattori sono (1) interventi governativi (Congresso americano in primis) nello spezzettare Alphabet in tante piccole aziende indipendenti e (2) la creazione di un ecosistema tecnologico alternativo da parte di giganti cinesi come Huawei e Baidu.
Secondo te qual è il principale fattore di ranking su Google?
Adattare i contenuti all’user intent. Se sei un SEO e non dedichi abbastanza tempo e risorse ad ottimizzare per questo fattore, prima o poi verrai penalizzato nei rankings da uno dei tanti core updates. Ovviamente, senza un profilo backlink di tutto rispetto o con problemi tecnici non si ranka, tuttavia sono convinto che ottimizzare per contenuti di qualità sarà sempre più importante nei prossimi anni.
Quali sono i primi 3 SEO italiani che ti vengono in mente? Perché ti sono venuti in mente proprio loro e non altri?
Ivano Di Biasi per l’innovazione e la capacità imprenditoriale espressa con SEOZoom, Gianluca Fiorelli per la solida esperienza nella SEO internazionale ed Alessio Nittoli per l’abilità di usare Python per analisi tecniche. Mi permetto inoltre di citare alcuni eccezionali SEO internazionali che ho avuto la fortuna di conoscere di persona: Hamlet Batista, Patrick Stoxx e Fili Wiese.
Altra domanda a bruciapelo. Quali sono i primi 3 software che ti vengono in mente per fare SEO? Li consiglieresti?
Mi permetto di raggruppare il primo, citando gli eccellenti tools della famiglia Google (Analytics, Search Console, Tag Manager e Data Studio). Come secondo non posso che menzionare SEMrush, che negli ultimi anni è cresciuto parecchio ed è diventato un vero e proprio all-in-one SEO tool. Terzo Screaming Frog, un crawler ormai insostituibile per analisi tecniche.
Yoast SEO. Usi questo plugin di WordPress? La versione premium – magari coi 4 addon – vale la spesa? Credi che ci sia un plugin migliore oppure che sia meglio non usarne?
Specialmente per chi è alle prime armi Yoast rappresenta un valido aiuto nel comprendere le basi della SEO. La versione a pagemento ha senso se le consulenze non sono continue nel tempo e c’è bisogno di un supporto nell’ottimizzare e nel monitorare la salute del sito.
Convinci il pubblico. Perché dovrebbero fissare una consulenza SEO? Che benefici potrebbero trarne?
E’ dimostrato che la SEO è il canale di digital marketing con il più alto Return on Investment. Certo, altri canali come la PPC possono offrire risultati immediati, ma la capacità della SEO nel fornire eccellenti ritorni ampiamente giustifica il ricorso a consulenti specializzati. Inoltre, non dimentichiamoci che migliorare elementi tecnici come la page speed aiuta nell’ottimizzare il conversion rate di tutti gli altri canali, inclusi PPC, Social e Display.